Poesie

Il cantico della farfalla

Transeuropa (2023)

L’opera poetica si divide in sei parti, quanti sono i recettori di luce della farfalla, scandite da sette liriche, come i giorni della Creazione.

E come una “lieve farfalla in un giardino di pietra”, la poesia si fa luce e sostanza dell’esistenza, celebrando e perpetuando gli istanti in una costante ricerca dell’Assoluto.

“Il cantico della farfalla” è un viaggio dell’anima, costellato di ombre, sogni ed antichi presagi. Un volo “sconfinante nel tempo”, pervaso da un sensuale misticismo, che trascende il cupo fragore del presente per ricreare “i contorni di una intima quiete”.

Il ricavato della vendita è devoluto ad A.M.A. Associazione Mutuo Aiuto che opera nell’ambito della salute mentale.


Notte di Venere

Montag (2016)

Vorrei risalire
la sorgente del silenzio
Tramutare la pioggia in canto…

Luisa Ferretti batte delicati colpi sul diapason delle parole, riempiendo l’aria di vibrazioni positive. Si riconosce da sempre specchio di un immenso universo di sospiri di dolcissima malinconia e la rappresenta, come l’ultimo raggio del tramonto racconta la nostalgia del sole.

Le sue immagini e metafore sono piumini da cipria che a volte aprono prospettive… altre acquietano il cuore accelerato.

Rimane il buon sapore di cose dette e gli echi che continuano ad emozionare anche quando le parole sono nascoste dal buio del libro chiuso. Leggerle è una carezza rotonda, ricordarle un medicamento naturale… un apparecchiare la vita tra buoni frutti e incantevoli paesaggi.

Prefazione di Vittorio Graziosi

Pubblicazione-premio nell’ambito del Concorso Nazionale di Poesia “Solaris” indetto da Montag Edizioni.


Nostalgie funambole

Neftasia (2007)

“Le poesie di Luisa Ferretti, che già in altre occasioni si è misurata con la scrittura, portano il segno del suo misurarsi con la sofferenza senza scendere nella cupezza, ma restando leggera, distaccata. In bilico, sulla dorsale, sul filo. Da funambola.
Rimane l’anelito all’eterno, all’incontro con l’universale e il Dio che il tutto contiene e dove il tutto si ricompone; e in questa attesa la poesia, i miti, gli anfratti fisici e mentali, aiutano a sopportare la realtà e a ingannarla, perché la realtà e gli uomini sono spesso crudeli, e struggente affiora nel cuore e nella memoria la nostalgia di un’innocenza perduta, di amori sfuggiti, di attese disattese.

Luce ed ombra che la poesia indaga ad occhi ben aperti. E Luisa, come altri poeti a cui lei dedica versi bellissimi (Alda Merini, Garcìa Lorca, P.P. Pasolini), naviga tra indifferenza e solitudini in un mondo che corre tra apparenza e frenesia.
Ma la visione si allarga a continue attrazioni cosmiche, dove ogni essenza e ogni esistenza fanno parte del tutto: la luna, il sole, il mare, la terra, continuamente ci portano a allargare lo sguardo e ad alzarlo verso un universo armonioso, dove giungono echi del Paradiso perduto, ma che forse potremo ritrovare. Chissà. Ed è questa la fonte della nostalgia, ma anche della speranza, funambola.

I disegni di Linda Luchetti accompagnano le poesie con figure femminili orientaleggianti, mitiche, come staccate dalla terra in nuvole rarefatte, ma nello stesso tempo conchiuse in se stesse e nelle loro vesti dai fantasmagorici drappeggi. Monadi solitarie e assorte che non trasudano emozioni, dimentiche della gioia e del dolore, ma con la consapevolezza di averle incontrati, per poi approdare a un compiuto passaggio di distacco da ogni passione terrena. In esse la nostalgia non è funambola; ormai sono oltre, il confine è alle spalle.”

Postfazione a cura di Ivana Jachetti

“E’ una poesia semplice, la tua. Eppure colma di sentimento e autenticità. Scrivi per un valore esistenziale che ti conduce, come dovessi seguire la rotta del vento. Il vento ti guida, e tu, dentro il tuo consapevole sentire, te ne vai in giro inseguendo la purezza del vivere. Vivere come sinonimo di specchiatezza, quindi. Il verso è gentile, bambinesco nell’accezione più alta del termine, perché traspare ciò che sei, come in un’acqua dalla quale scorgi il fondo. I bambini hanno un cuore: speriamo che non siano rimasti gli unici.”

Alessandro Moscè, poeta e critico letterario

Il quadro in copertina “Un uomo solo, solo, un albero rosso rosso” è di Maurizio Senatore.


Inedito Assoluto

Edizioni esordienti E-Book (2005)

“Un viaggio introspettivo, un movimento d’interpretazioni, un iter tra le immagini, è questo di Luisa Ferretti. Un moto d’analisi poetica su tre capitoli fondamentali che prevedono la Storia, l’Uomo in sé, la possibile salvezza dell’Io. Un distribuirsi del pensiero -non un racconto- che da uno sguardo d’insieme scende -o ascende?- gradatamente nell’io privato della poetessa. Legando i capitoli con ciò che rimane dell’analisi. L’oscurità umana tra il primo e il secondo capitolo. La conquista di un possibile Cielo tra il secondo e il terzo capitolo. L’Amore tra il terzo capitolo e il lettore stesso, in forma di messaggio.

Un libro esile, tutto sommato, ma dal dettato notevole. Un libro che potrebbe suscitare discussioni per la sua attenzione all’immagine e non alla parola. Un libro che focalizza bene la figura e la personalità dell’autrice anche attraverso una grafica di versi tipograficamente centrati. Un mondo preciso. Quasi un catturare l’attenzione del lettore a ciò che dice l’autrice e solo a quello. Le immagini, dunque, sono queste la vera materia poetica che la Ferretti plasma per il suo sentiero. Un sentiero non di purificazione ma di riscoperta. Attraverso immagini sollevate, delicatamente afferrate dalla sensibilità femminile dell’autrice, dalla sua storia personale, dalla sua cultura. Immagini che coincidono metaforicamente con la realtà stessa a cui si riferiscono. Immagini che divengono tramite di salvezza. Come se la salvezza non possa essere trovata se non attraverso di esse.

Una ricerca della salvezza, una salvezza personale, è quindi questo di Luisa Ferretti. Ma può realmente esistere una salvezza per il poeta e, ancor di più, per l’uomo? E se in qualche modo esiste in cosa consiste tale salvezza? Per la Ferretti è il riscoprire e il conciliarsi con il divino e con sé stessi a prescindere dalla Storia. È un armonizzarsi con l’utopia di una realtà tutta privata. Che si fa vita e suo significato. Nonostante, lo ripetiamo, l’oscuro miraggio della Storia.”

Dallo studio di Alessandro Canzian

“Inedito Assoluto” ha vinto nel 2006 il Premio Nazionale di Poesia “La Lode” per il miglior libro edito, conferito con la seguente motivazione:

“Sentimenti forti, in una poesia ricca di reminiscenze letterarie. Anche se i versi a volte si rivelano oscuri si avverte leggendo che l’Assoluto si fa manifesto nel contingente…facendo vivere l’Universo misterioso che si cela in ogni essere vivente”

Armando Romano, coordinatore del Premio


La rosa dei sensi

Edizioni esordienti E-Book (2003)

“La Luna è l’elemento portante nella poesia fin dalla notte dei tempi. E’ stata, è e sarà, la musa ispiratrice di tanti poeti. L’elemento Lunare, è per eccellenza il simbolo della permeabilità con il tutto, con il collettivo, è il Sentire a livello inconscio che può venire fuori o rimanere rimosso. E’ la Signora della notte, è quel sentimento che vive in noi a briglie sciolte perché è pura irrazionalità; è il buio che fa esprimere la voce del silenzio che parla direttamente al cuore di chi è capace di ascoltare; è, quella sensibilità, che ci permetterà poi di entrare in contatto con i sentimenti… ed esprimerli.

La Rosa dei Sensi, è poesia nella poesia, perché le sue liriche sono piene d’amore per il tutto, si riesce a percepire la sensibilità che dona la presenza della Luna quando la notte inizia il suo lavoro di musa ispiratrice… /…Così bella da far paura, ti ho infine scoperto mentre lanciavi timidi sassolini di luce nella mia stanza sbandierando fazzoletti di vento …/ questi versi, sono una vera e poetica dichiarazione d’amore alla Luna, che dall’oscurità della notte in cui regna sovrana, illumina la terra e ammicca ai cuori dei poeti che l’attendono con ansia. Essa, porta sempre con sé la chiave d’oro che apre i cuori dei cantori dell’amore, e s’inebria estasiata delle scie luminose che formano le miriadi di rime che fluiscono come un fiume in piena.

Luisa Ferretti, vive molto questo elemento lunare che le da una grande energia poetica. La creatività la esprime donando vita a magiche poesie cariche di sentimento e atmosfera, che sicuramente saranno in grado di sconfiggere il tempo. I suoi versi, si esprimono attraverso l’elemento dell’onirico e descrivono con estrema lucidità delle immagini di paesaggi e personaggi che vivono in un mondo irreale /…stanotte ho ballato nella sala degli alberi sacri con il mio principe d’argento…/ e sogni che prendono forma donando vita ad una poesia molto vera e descrittiva, piena d’armonia e non parsimoniosa di parole, che rifugge decisa da una realtà contaminata dal tarlo dell’egoismo che vuole avanzare senza sosta.

La Ferretti, riesce a far molto bene questa trasmutazione alchemica, tra realtà e fantasia, donandoci una prosa di classe e facendo notare la potenza che è insita nella poesia e che può arrivare a superare delle barriere /…. Solo la poesia può risalire quell’immensità sbarrata che si frappone fra cielo e terra…/ si, la poesia è questa “forza leggiadra” che può sconfiggere il muro dell’egoismo umano, portando sulle ali dell’amore il pensiero sempre più in alto. La Rosa dei Sensi, è una carrellata di sentimenti, che si donano alla vita prendendo a prestito l’energia d’immagini di sogno che vagano da sempre nello spazio senza tempo dove nulla non li potrà mai scalfire.”

Prefazione di Cesarina Deli, copertina di Daniele Ferretti