Una scena che io amo molto della Divina Commedia di Dante Alighieri è quando nel IX Canto dell’Inferno appare il “messo celeste”. Dante e Virgilio si trovano nel girone degli eretici e devono entrare nella città di Dite, ma il passaggio è sbarrato da un’orda inferocita di demoni e dannati. Un agghiacciante esercito del male che terrorizza Dante! Arrivano persino le Tre Furie e Medusa che, come sappiamo, può trasformare in pietra chi la guarda; Virgilio copre gli occhi di Dante per impedirgli di guardarla e tenta persino un dialogo con i demoni, ma è impossibile.

A questo punto, giunge dal Paradiso un “messo celeste”. Non si sa bene chi sia; forse un arcangelo (alcuni dicono Michele, il principe delle milizie celesti) che è inviato da Dio per permettere ai due poeti di proseguire nel loro viaggio. Il suo arrivo è annunciato da un grande frastuono e un vento impetuoso; il messo celeste giunge in quell’orribile pantano e alla sua vista tutti quei demoni e dannati si dileguano in istante!. La sua sola presenza annienta ogni forza malefica. E gli basta agitare una “verghetta” perchè la porta di Dite si spalanchi al cospetto di Dante e Virgilio. Poi l’angelo ha un’aria proprio infastidita, sgrida i demoni per la loro tracotanza, ma questi sono già spariti, vigliaccamente.

Questa scena mi fa pensare due cose: malgrado la razionalità umana, rappresentata da Virgilio che tenta di convincere i demoni, è fondamentale la Grazia Divina per affrontare e vincere il Male (senza l’intervento del messo celeste Virgilio e Dante non avrebbero potuto andare oltre) e soprattutto che il Bene è oltremodo più potente del Male; i demoni fanno paura, ma alla fine di fronte alla forza della Luce spariscono come “rane innanzi a la nimica biscia”.

Nella foto: Il messo celeste raffigurato da Gustave Dorè 

Il “messo celeste” del IX Canto dell’Inferno

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *